1*) Der Schriftsteller und Professor Marco Belpoliti von www.doppiozero.com gehört zum Team von Journal 21
Il Risorgimento era capelluto, il Fascismo era calvo. Anche Pasolini iniziò la sua collaborazione con il Corriere con un articolo “Contro i capelli lunghi”.
Fotografie rubate dimostrano l’impietosa calvizie di Silvio Berlusconi mentre scende dal suo aereo privato. Notizia estiva per riempire il vuoto? Forse. Ma dietro alla questione dei capelli, in generale, si nascondere molto di più. Non solo lo spirito dell’uomo Berlusconi, ma anche – e questo è più importante – il rapporto con l’estetica che hanno i potenti. Il caso di Silvio Berlusconi, come spiega Marco Belpoliti a Linkiesta, è unico in sé. E forse, ora, il suo cambiamento potrebbe rivelare anche piani politici.
Silvio senza capelli. Una notizia più folkloristica che altro?
Non si era mai visto un Berlusconi così calvo, se non in vecchie foto di qualche anno fa. Anche di quelle prese d’estate, che è sempre, in queste cose, la stagione della “verità”. Cioè quando la gente si scopre e i giornali del gossip colpiscono con i loro scatti.
Lei, che si è occupato del corpo del Capo, ne è impressionato?
Quello che avevamo visto fin qui, nelle fotografie o nelle immagini in movimento, era solo un trucco ben congegnato. Confesso che mi ha colpito questa tecnica di falsificazione della capigliatura. Ha ingannato tutti, almeno quelli che lo vedevano da lontano. Chi lo ha frequentato da molto vicino, tutto questo lo sapeva probabilmente da tempo.
Ma è così importante questa notizia della calvizie?
Da un lato fa parte del gioco estivo in cui, per mancanza di notizie, le si fabbrica, almeno nel gossip. Ma su Berlusconi la cosa è delicata.
Perché?
Il Cavaliere ha sempre sofferto del Complesso di Sansone: cioè ha collegato la sua potenza virile, la sua stessa forza fisica, alla capigliatura più o meno fluente. È un uomo degli anni sessanta, e risente dell’estetica del periodo. All’epoca il capello fluente, la capigliatura ricca in testa, erano collegati con la forza sessuale, con la capacità di seduzione. Questo aspetto è reso chiaro da alcune sue vecchie foto. Tanto amava la capigliatura, quanto odiava le barbe. Ha il mito di Alain Delon, del cattivo bello: la simpatica canaglia. Quando ha cominciato a perdere i capelli, ha temuto il tramonto della sua capacità seduttiva.
E per questo è ricorso al trucco?
Berlusconi è un materialista all’ultimo stadio. Lui coltiva un’immagine interiore di se stesso che non coincide con quella che lo specchio, ogni giorno, gli riserva. Allora sì, ha pensato bene di ricorrere al maquillage, al trucco, e anche, probabilmente, al trapianto. Ma su questo punto, si noti bene una cosa.
Quale?
Sono tutte tecniche utilizzate dalle dive del cinema; applicarle a un corpo maschile è stata una novità. Davvero i suoi truccatori sono dei maghi degli effetti speciali, se un amico che l’ha visto dal vero, in una cerimonia pubblica, non tanto tempo fa, mi ha parlato della sua moquette nera sul capo. Adesso tutto è spiegato: Berlusconi è una donna, almeno sotto questo aspetto. Una diva del cinema.
Una donna. Addirittura
Sì. Italo Calvino, parlando dei capelli di Mussolini ha riferito una curiosa regola che riguarda le capigliature dei politici italiani dal Risorgimento sino agli anni Ottanta, epoca in cui scriveva: in Italia si alternano senza sosta una generazione capelluta e barbuta e una generazione calva. Il Risorgimento di Garibaldi, Mazzini, Vittorio Emanuele, fino alla Destra e alla Sinistra storica, sino all’epoca Giolittiana, era capelluto e barbuto. Poi è venuto il Fascismo, e ha trionfato l’uomo calvo, modello che culmina con Mussolini, il quale ha compiuto il suo capolavoro, radendosi gli ultimi peli in testa e offrendo al culto del Duce il testone calvo, con cui lo tramandava l’iconografia fascista.
In epoca democristiana, invece, si inverte la tendenza
Esatto. Dopo hanno ripreso il sopravvento le teste capellute; ben tagliate, per la verità. Non ci si dimentica delle citazioni di politici democristiani, socialisti e anche comunisti, colte dal barbiere. I capelli sono sempre stati un punto vitale.
E poi?
Poi arriva il Sessantotto, i capelli diventano capelloni e le barbe si allungano. Sul tema ha riflettuto anche Pasolini: Contro i capelli lunghi è l’articolo con cui inizia la sua collaborazione al Corriere e che apre ancor oggi il volume dei suoi Scritti corsari. Il Sessantotto finisce con le teste rasate degli anni Ottanta. Prima i punk, poi i naziskin, ma soprattutto le teste calve dei collaboratori di Berlusconi a Publitalia, nella sua agenzia di pubblicità che drenava i soldi con le sue tv commerciali. La cosa strana è che Berlusconi, figlio degli anni sessanta, del capello beat, non si è evoluto verso questa nuova moda della testa calva, tipo marines, come ha detto una volta Gianni Celati. È rimasto un uomo del passato. E per questo le ha tentate tutte prima di arrendersi.
Berlusconi ha gettato la spugna?
Credo che da quando ha perso il potere, anzi, da prima, dai tempi degli scandali con le ragazze, Berlusconi abbia incominciato a invecchiare. Un processo di senescenza in cui lo specchio ha cominciato a dirgli giorno dopo giorno: “Non sei più quel giovane aitante degli anni Sessanta” Ora sa che è così.
Ma, vecchiaia a parte, il tema della calvizie era fondamentale per lui.
In generale, i capelli in politica contano. A volte sì. In personaggi come Berlusconi o l’ex presidente francese Sarkozy il tema conta molto. Altre volte molto meno, come la Merkel, con il suo atteggiamento a cavallo tra femminile e maschile. Obama si è imbiancato ma non si è tinto i capelli. Ha accettato di invecchiare perché per lui, oltre a essere un fatto naturale, è un segno di forza. Lo voteranno i giovani, perché è, all’anagrafe, è ancora un giovane. Ma questo aiuterà probabilmente anche i più anziani a identificarsi con lui, in questo processo di “maturazione”. Quello dei capelli è un tema davvero interessante, anche se nel caso del nostro ex-presidente del Consiglio è diventata un’ossessione. Forse anche per gli italiani gli stessi, che mal sopportano la calvizie. Probabile che tutta questa attenzione, al di là dell’aspetto effimero, estivo, penso sia il sintomo di qualcosa d’altro.
E gossip a parte, non è che si tratta di un new deal estetico? Berlusconi sceglie una nuova immagine per tornare in campo, sulla falsariga di Monti?
Possibile. L’arrivo dei Professori, dei tecnici, ha cambiato qualcosa. L’aspetto fisico è meno importante, o meglio: ora l’abito fa il monaco. Monaci sono Monti, Passera, e la stessa Fornero, con i loro vestiti e capigliature da bravi borghesi, da professori e professoresse. Forse Berlusconi vuole davvero tornare, e per questo accetta la testa pelata. Probabile. La questione però è un’altra.
E cioè?
Perché tutta questa attenzione su un fatto tutto sommato marginale? Cosa significa? Forse si teme o si desidera il suo ritorno? Forse entrambe le cose. Dopo di lui la politica italiana è diventata francamente noiosa. Più seria, è vero, ma noiosa. Ci si diverte meno, nessuno racconta più barzellette, non si ride più delle uscite del Presidente, non si gioisce delle sue gaffe e insieme lo si invidia, e forse ammira, per la sua ricchezza e spregiudicatezza. Insomma, nell’inconscio degli italiani Berlusconi è, ancora oggi, desiderato e insieme respinto, amato e odiato. E i capelli, i suoi capelli, sono solo un segno di tutto questo.